Sottolineiamo molto spesso quanto la pelle conciata al vegetale con tannino sia la scelta da preferire rispetto ai materiali sintetici ed alle conce a base di minerali. Questo tipo di pelle ha un’eleganza e caratteristiche di bellezza, profumo e sensazione al tatto uniche che migliorano con il passare del tempo, assumendo le tracce del nostro vissuto.

Utilizzata per la produzione di borse, scarpe ed accessori, la concia al vegetale non è apprezzata solamente per un mero fattore estetico, né per il prestigio che conferisce ai prodotti e ai brand che l’hanno scelta per le proprie pelli. Il tratto distintivo sta proprio nella sostenibilità.

Infatti la pelle al vegetale garantisce l’assenza di sostanze nocive come coloranti azoici, nichel o pentaclorofenolo e cromo VI, dannose non solo per l’uomo ma anche per l’ambiente.

Inoltre, gran parte delle sostanze utilizzate durante la lavorazione delle pelli può essere recuperata, lavorata e riutilizzata in altri settori. Per esempio, il pelo tolto dalle pelli grezze viene trasformato in fertilizzante per l’agricoltura mentre i fanghi, provenienti dai depuratori, vengono utilizzati nel settore dell’edilizia per la costruzione di laterizi.

Ma la sostenibilità della concia al vegetale inizia già dal prodotto più importante utilizzato nella concia: i tannini naturali, polifenoli ampiamente diffusi nel mondo vegetale che permettono di trasformare le pelli in un materiale durevole.

Il processo di estrazione del tannino è assolutamente ecosostenibile e deve sottostare a rigidi protocolli atti a tutelare l’ecosistema. Gli alberi utilizzati provengono da una gestione delle foreste regolamentata secondo severe normative direttamente dalle autorità boschive nazionali. Tra i produttori di tannino ed i boschi esiste un rapporto simbiotico, visto che la sopravvivenza delle aziende stesse dipende dal benessere delle piante che contengono questa preziosa risorsa. Preservare le foreste significa investire nel futuro del nostro Pianeta!

Il tannino è presente in tutte le specie vegetali, ma per l’estrazione a livello industriale si privilegiano alcune piante, tra cui il castagno e il quebracho. Il castagno, essendo un albero ceduo, è particolarmente adatto perché dopo il taglio non muore ma si rigenera rapidamente emettendo nuovi fusti, detti polloni, originati da gemme dormienti presenti sulla ceppaia. Il tannino si può estrarre non solo dal legno ma anche da frutti come i baccelli di Tara, un albero che cresce spontaneamente in Peru. Altre fonti comuni sono le cosiddette ‘noci di galla’ di provenienza turca e cinese, escrescenze che vengono prodotte dagli alberi, in particolare le querce, come strumento di difesa contro l’attacco di virus e di batteri, e la cui estrazione non comporta nessun impatto sulla pianta.

Tra i boschi maggiormente interessati all’estrazione del tannino troviamo:

  • I boschi di castagno in Europa, in particolare in Italia, tra Piemonte, Liguria e Toscana ed anche in Francia. I boschi vengono tagliati ogni 25-30 anni secondo specifiche normative locali: viene tracciata l’origine di ogni tronco, che deve rispondere a determinati requisiti di età e di diametro. Ad oggi, nelle zone principali di approvvigionamento, si utilizza meno del 10% della potenziale crescita vegetativa del bosco di castagno, rendendo questa pratica sostenibile a lungo termine.
  • Le foreste di quebracho sono situate nella provincia del Chaco e di Formosa, nel Nord dell’Argentina. Anche qui vigono regole ferree in merito al numero di alberi da abbattere e al diametro minimo dei tronchi. Attraverso una pratica di taglio selettivo, effettuato ogni 40 anni, solo lo 0,1% degli esemplari di quebracho per ettaro vengono selezionati per la raccolta.

La produzione dei tannini offre vantaggi enormi all’ecosistema, alla fauna ed alle comunità che vivono in queste aree boschive. La possibilità di estrarre tannino obbliga a considerare le foreste non solo come patrimonio ambientale ma anche come asset economico, incentivandone la protezione contro forme più aggressive di sfruttamento del territorio, come la famigerata agricoltura del “taglia e brucia”.

Inoltre, la mancanza di gestione efficace dei boschi può avere effetti catastrofici sul benessere delle piante. Per esempio, a partire dal XX secolo il progressivo abbandono dei borghi rurali e il conseguente disinteresse verso i castagni ha avuto effetti preoccupanti su tutto l’ecosistema, lasciandoli preda di parassiti e malattie. La gestione sostenibile delle foreste per l’estrazione del tannino, ne ha invece permesso la salvaguardia.

Ma la sostenibilità del tannino non si limita solo alla gestione delle foreste. Il tannino viene estratto utilizzando solo acqua e legno. A fine lavorazione i prodotti impiegati vengono recuperati, tutelando al massimo le risorse idriche e dando nuova vita a materiali di scarto. Per esempio, il legno esausto viene trasformato in pellet 100% naturali senza l’aggiunta di additivi chimici, sbiancanti o coloranti.

Sappiamo tutti che la distruzione indiscriminata delle foreste è senz’altro una delle cause del cambiamento climatico, ma prendersene cura è necessario sia per l’uomo che per l’ambiente. Per questo crediamo sia importante comprendere e incoraggiare iniziative di sviluppo economico basate su questo equilibrio.