“Alberi di Castagno a Osny”, di Camille Pisarro, 1873

Una delle materie prime naturali più importanti per l’estrazione del Tannino è il Castagno, pianta che è ampiamente diffusa nelle aree collinari in Italia e che dopo l’abbattimento del tronco rigermoglia rapidamente originando nuovi alberi.

Si definisce infatti “ceduo” (dal latino caedere, “tagliare”) un bosco in cui il rinnovamento delle piante in seguito al taglio avviene con polloni (cioè nuovi fusti) originati da gemme dormienti presenti sulla ceppaia (che è costituita dal fusto troncato e dalle radici che rimangono nel terreno dopo l’abbattimento della pianta), mediante quindi una riproduzione per via vegetativa.

Solo alcune specie forestali sono dotate della cosiddetta “capacità pollonifera”, ossia della capacità di emettere i polloni dopo il taglio: si tratta in particolare di alcune latifoglie tra cui il castagno.

Un tempo i boschi cedui di castagno servivano per la produzione di legna da ardere e di pali di sostegno per le vigne e per linee elettriche oppure per la costruzione di staccionate e recinzioni, e venivano tagliati a raso con turni di circa 20 – 25 anni. Infatti il bosco ceduo rappresentava per l’uomo una risorsa di primaria importanza, che poteva essere utilizzata direttamente oppure trasformata in carbone vegetale, come testimoniano ancor oggi le numerose aie carbonili (piazzole sulle quali venivano realizzate le carbonaie) rinvenibili nei boschi.

Grazie all’elevata presenza dei tannini nella pianta, il legno di castagno è resistente alla degradazione anche se esposto continuamente agli agenti atmosferici. Infatti, esso veniva utilizzato nella costruzione di manufatti idraulici come canali di scolo e ruote dei mulini, un tempo molto diffusi nelle borgate rurali e montane. Il legno di castagno ha una lunga durata anche se completamente interrato. Proprio per questo motivo è il legno maggiormente impiegato per le sistemazioni idraulico forestali, per la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica e di sostegno in miniera.

Il legname da opera è largamente usato in edilizia, soprattutto per la costruzione di capriate, di travi per l’orditura principale dei tetti e nella realizzazione di oggettistica ad uso domestico come le ceste costruite con listelli di corteccia che, un tempo, avevano variegati usi e che ora rivestono importanza come prodotti dell’artigianato locale. Dal legno di castagno si possono ricavare ottime doghe per botti e numerosi altri oggetti del falegname.

La pianta di Castagno è indissolubilmente legata alla storia dell’uomo, se, come sembra, è comparsa sulla Terra oltre 60 milioni di anni fa. Alcuni studi di paleobotanica, inoltre, hanno individuato una importante concentrazione di pollini di Castagno nelle regioni dell’Italia Centrale già nell’età del Bronzo, intorno all’anno 1.000 a.C.

Ai giorni nostri è estremamente diffuso nel sud Europa, soprattutto in Turchia, ma le foreste di Castagno sono così vaste che solo in Europa si estendono per oltre due milioni di ettari. La longevità di questa specie ci regala degli esemplari pluricentenari veri e propri alberi monumentali, con tronchi dal diametro davvero impressionante, sparsi sul territorio Europeo.

Il Castagno: simbolismo e culti pagani

Proprio per la loro maestosità tali piante sono storicamente legate al simbolismo e ai culti pagani, della Terra e della Natura. Sono moltissime, inoltre, le religioni naturalistiche che venerano le piante e assegnano loro una speciale valenza magica.

Metafora della vita, il Castagno è dunque un albero con una lunga tradizione nella cultura popolare tanto che fin dall’antichità è chiamato “albero del pane”. Già Senofonte lo definiva così nel IV sec a.C. e ne parlarono ancora qualche secolo dopo Marziale e Virgilio. Albero del pane per la straordinaria capacità di sfamare intere popolazioni che abitavano zone montane e collinari italiane proprio grazie al suo prezioso frutto, di riscaldare con la legna, di medicare con le foglie e di conciare le pelli attraverso l’estrazione del tannino dal legno.

Bollite, arrostite, essiccate e trasformate in farina, le castagne sono l’ingrediente principale di moltissime ricette della tradizione popolare, tramandate di generazione in generazione e ancora oggi al centro di sagre e feste di paese nei mesi autunnali, specialmente ad ottobre.

Un’usanza particolare diffusa in alcuni territori italiani era quella di mangiare le castagne o le caldarroste nel Giorno dei Morti lasciandone alcune sulla tavola come cibo per i cari defunti.

Nella tradizione popolare le castagne avevano anche una valenza magica e benaugurante: per questo motivo erano considerate un dono prezioso in occasione del battesimo oppure come gesto ospitale nei confronti degli invitati ad un matrimonio, ben prima della diffusione dei confetti.

Anche il legno di Castagno è stato considerato fin dall’antichità un materiale prezioso e dal grande valore simbolico. Secondo molti proverbi, infatti, veniva usato per realizzare le culle dei neonati, che in questo modo sarebbero cresciuti forti e sani. Grazie al potere di allontanare gli spiriti, i rametti di castagno venivano donati come talismani di protezione ai viandanti.

Se volete scoprire luoghi magici e perdervi tra i boschi di Castagni, scegliete le aree collinari fra Liguria e Piemonte, dedicatevi al trekking immersi nella natura e ammirando questo immenso patrimonio naturale.