Può una tradizione secolare rinnovarsi nel segno dell’ecosostenibilità? Secondo Giuseppe Volpi, titolare della Conceria Volpi, la risposta è un netto “sì”. Soprattutto se si parte da premesse che hanno già in sé il seme dell’ecologia. Come la concia al vegetale con tannino.
Racconta Volpi: “La nostra azienda è stata fondata nel 1951 da mio nonno. Oggi siamo alla terza generazione. Abbiamo sempre operato nell’ambito della concia al vegetale. Inizialmente la nostra offerta si concentrava soprattutto sul cuoio da suola. A metà degli anni Novanta abbiamo iniziato anche a produrre pelle conciata al vegetale, attività che nel tempo è cresciuta e che ad oggi è predominante. Il cuoio da suola continua, comunque, a rappresentare circa il 40% del fatturato totale. Riforniamo prestigiosi brand italiani e internazionali, oltre ad artigiani calzaturieri in tutta Europa”.
Negli anni Duemila, abbiamo assistito a un cambiamento nei trend, in particolare per quanto riguarda le calzature maschili: la classica scarpa formale è stata sostituita dalle sneakers, che prevedono modelli di suola diversi. Questo ha comportato un cambiamento nella richiesta del mercato e la scelta di espandere il core business aziendale si è cosi’ rivelata lungimirante. Tra la produzione di cuoio e quella di pelle conciata al vegetale, possiamo quindi dire che oggi la nostra conceria può rifornire a 360°gradi il mondo calzaturiero, ma anche produttori di cinture, borse, portafogli e altri accessori in pelle conciata al vegetale. Inoltre, siamo membri sia del Consorzio del Cuoio sia del Consorzio Vera Pelle Conciata al Vegetale”.
Due grandi ambasciatori del Made in Italy e della concia al vegetale del comprensorio toscano conciario nel mondo. Spiega Volpi: “Siamo sempre stati fedeli a questo metodo di concia, basata su materiali naturali, i tannini, che nei secoli sono diventati l’ingrediente fondamentale di una grande tradizione. Ma attenzione, i procedimenti non sono certo fermi a 300 anni fa! Grazie alla ricerca, la concia al vegetale con tannino si è costantemente rinnovata e oggi possiamo contare su processi evoluti, che combinano l’efficacia tecnologica con una grande attenzione all’ambiente. Il risultato sono pelli che non temono il tempo, con cui è possibile creare accessori unici. La pelle conciata al vegetale nel tempo si trasforma, assume un aspetto unico ed originale a seconda di come l’oggetto è stato vissuto. Non è un materiale statico, anzi sa raccontare la propria storia e quella di chi lo possiede. Inoltre, è estremamente sicuro anche per le persone con pelli più sensibili perché nasce da un procedimento naturalmente metal-free”.
Tutte caratteristiche che oggi trovano nuovo interesse in un mercato in divenire. “Cerchiamo di rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più informato e consapevole. Gli oggetti in pelle conciata al vegetale durano nel tempo, anche per generazioni. Questo significa che non è necessario buttarli per doverne acquistare di nuovi, secondo il tipico approccio della Fast Fashion.
Siamo quindi di fronte a beni durevoli, prodotti attraverso processi rispettosi dell’ambiente e che utilizzano come agente conciante un estratto naturale, ovvero il tannino”.
Inoltre, alla fine del proprio ciclo d’uso, l’oggetto in pelle conciata al vegetale può venire smaltito facilmente, previa idrolisi in un fertilizzante per agricoltura biologica. “Tutte caratteristiche strettamente legate alla sostenibilità – riprende Volpi – concetto che ultimamente viene ripetuto in modo quasi ossessivo e spesso impropriamente. Così come impropriamente vengono spesso utilizzati i termini “pelle”, “cuoio”, “leather”, che spesso ritroviamo applicati a soluzioni che si propongono al mercato come “alternative sostenibili” ma che in realtà sono a base di materie plastiche o comunque sintetiche. Mi piacerebbe capire in cosa consiste, esattamente, questa maggiore sostenibilità. La questione ambientale esiste ma non si risolve con le idee di marketing. È invece indispensabile assumere un nuovo atteggiamento nei confronti dei consumi: se consideriamo che le risorse del pianeta non sono illimitate, allora gli oggetti devono essere creati per durare, non per essere sostituiti dopo 4 mesi! Per fortuna c’è un cambiamento di mentalità in atto, sia da parte dei consumatori che dei grandi brand; penso ad esempio alle dichiarazioni di Giorgio Armani dopo il primo lockdown”.
Perché si sa, le mode passano, ma i beni dal valore autentico restano.
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