Il motto di Leit & Held è “prodotti sinceri con un design senza tempo”. Le loro borse in pelle si caratterizzano per una ricercata essenzialità che punta a valorizzare al massimo il materiale in cui sono realizzate: la pelle conciata al vegetale con i tannini.

Il giovane brand ha già conquistato una nutrita schiera di appassionati; in Germania e in Svizzera è già un “must have”. Nina Conrad, Sustainability Manager, ci racconta come è nato il progetto.

“Le mie partner, Pia Held e Dana Mikoleit, hanno iniziato a lavorare insieme nel 2015 realizzando borse in pelle. Volevano distinguersi per la qualità della pelle e per la tracciabilità di filiera, scegliendo pelli provenienti da allevamenti selezionati, attenti al benessere degli animali in tutto il loro ciclo vitale. In quel periodo io ero a Berlino e mi occupavo di verificare la sostenibilità della supply chain nella filiera del cuoio, cosa difficile perché i criteri non sono uguali in tutti i Paesi. Così abbiamo unito le nostre forze.”

Le difficoltà non sono mancate: “Pia e Dana hanno visitato personalmente macelli e fattorie. Si sono spinte fino in Portogallo per cercare i fornitori giusti. Ci siamo scontrate direttamente con un sistema poco trasparente. Eppure non dovrebbe essere complicato: nella filiera alimentare già esiste la tracciabilità della carne, la tracciabilità del cuoio dovrebbe esistere di conseguenza! Alla fine siamo riuscite a trovare un piccolo macello, in Germania, che lavora con piccoli numeri e riserva particolare attenzione e rispetto agli animali.”

Il tema del benessere animale è molto delicato e oggetto di dibattito; è anche il motivo principale delle critiche di molte associazioni animaliste verso l’industria del cuoio. E qui c’è una piccola sorpresa: Nina, ci confessa, è vegetariana. Non è una contraddizione?

“Niente affatto – spiega lei – io mangio formaggio e altri latticini e questo comporta la necessità che esistano allevamenti. La maggior parte dei capi da abbattere che arriva ai macelli proviene dall’industria del latte, sono generalmente giovani maschi che le fattorie non possono mettere a reddito. L’esistenza di allevamenti e dei macelli è una realtà: utilizzare le pelli animali, che sono un prodotto di scarto, significa essere consapevoli di questa realtà e valorizzare al massimo un materiale prezioso che altrimenti diventerebbe un rifiuto.”

Continua Nina: “Amo la pelle: è un materiale resistente, versatile, sostenibile e capace di sfidare il tempo. Alcuni brand trattano il cuoio con prodotti a base di petrolio per evitare le grinze, ma noi no! È un prodotto naturale e vogliamo rimarcare la sua unicità.”

La scelta della concia al vegetale con tannino diventa quindi una logica conseguenza della filosofia del brand. Racconta Nina: “In Svizzera ci sono 2 piccole concerie ma non sono adatte a un business scalabile. Quindi ci siamo rivolte al distretto del cuoio di Santa Croce, in Toscana. Volevamo un processo di concia naturale, e senza cromo! Finalmente abbiamo trovato il partner giusto nella Conceria 800, che lavora esclusivamente con estratti vegetali. Ed è così che abbiamo scoperto il tannino: è stato affascinante imparare da dove proviene e i numerosi vantaggi che apporta non solo nella concia al vegetale. Un vero peccato che la gente non lo conosca! Ma purtroppo i consumatori conoscono pochissimo dei prodotti che comprano, e in giro c’è molta confusione: molti non sanno nemmeno che la materia prima proviene da animali destinati al consumo alimentare e non uccisi unicamente per la loro pelle.”

Serve trovare un nuovo modo di comunicare. Ma non basta: “Dobbiamo evolvere verso un nuovo modo di produrre, più locale, in grado di realizzare oggetti che durino, invece di accessori da quattro soldi che si comprano e si buttano. Il cuoio è un materiale prezioso e da tale andrebbe trattato. Ora, dopo la pandemia, dovremo necessariamente rivolgerci a un nuovo modo di intendere i consumi e definire i trend. Riscoprire la produzione su base locale e soprattutto dire basta alle inutili mode stagionali!”

Il pubblico sembra dar loro ragione: “I consumatori apprezzano la qualità: abbiamo ottimi feedback. Molti clienti comprendono il valore del cuoio che invecchia e acquista caratteristiche uniche con il tempo; molti di loro cercano online oggetti usati proprio per la “patina” che li ricopre.”

E la cosiddetta “alternativa vegan”?

“Ma è basata su materiali sintetici derivanti dal petrolio! Vi racconto questo aneddoto: un’azienda con cui collaboro ha deciso di portare sul mercato una sneaker “vegana”. Tutti materiali “plant based” (o “oil based?”). Ebbene, all’interno della scarpa hanno dovuto inserire una soletta in cuoio conciato al vegetale. Il motivo? Il materiale della scarpa non era sufficientemente traspirante e di conseguenza era necessario un inserto in cuoio con tannino per contrastare i cattivi odori!” (Un tema che conosciamo bene …)

Se non è greenwashing, poco ci manca. Meglio l’autenticità della pelle. Semplice, essenziale, e soprattutto sincera.

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